Posizionamento del sito peggiorato: cosa fare?

Marzo 22, 2023

Accorgersi del fatto che il posizionamento del proprio sito è peggiorato non è così scontato ed immediato come si potrebbe pensare.

È molto più probabile che un piccolo imprenditore si renda conto di un calo delle vendite, delle prenotazioni o dei contatti da parte di potenziali clienti. Ma non è detto che riesca a fare una correlazione tra una di queste problematiche e un peggioramento del ranking.

Ad essere del tutto sinceri ci è capitato poche volte di vedere un imprenditore, che gestisce il sito web in autonomia, monitorarne con attenzione e costanza le performance.
Non sono in molti ad utilizzare in modo appropriato strumenti come Search Console, Google Analytics, Seozoom etc.

Questa non è un’accusa verso quegli imprenditori che decidono di occuparsi autonomamente della propria presenza online e delle attività di digital marketing! Abbiamo detto tante volte che non è quello il loro lavoro principale, avendo già tante altre attività a cui pensare.

D’altra parte, nel momento in cui decidono di “fare da soli”, farebbero bene ad acquisire almeno le conoscenze minime per comprendere la situazione. Poi ad impostare un monitoraggio periodico delle performance, per tenere sempre sotto controllo tutto quello che succede sul sito.
In questo, gli strumenti come quelli che abbiamo nominato qui sopra, aiutano molto perché permettono di ricevere report dettagliati a scadenza regolare. 

Perché il posizionamento del sito peggiora

Quando si capisce che il problema è una riduzione di traffico organico la prima cosa da fare è un’analisi approfondita della situazione attuale e, soprattutto, di quella pregressa.

Sono rari i casi in cui si registra un peggioramento netto da un giorno all’altro. In genere un calo nel ranking è sempre frutto delle attività che si sono fatte nei mesi precedenti.

Posizionamento del sito peggiorato meme

Proprio per questo è così importante avere accesso ad uno “storico” delle performance in un arco temporale il più lungo possibile.
A questo servono gli strumenti di monitoraggio, che andrebbero implementati il prima possibile, tipo quando mettete online il vostro sito!

Ci è successo varie volte di essere contattati da aziende bisognose di un’audit SEO, che non avevamo mai attivato Search Console. Senza dati pregressi è davvero difficile ricostruire come si è arrivati alla situazione attuale e, ancor più, delineare la strategia migliore per fronteggiarla.

Una volta effettuata l’analisi preliminare è molto più semplice individuare le cause del calo nel posizionamento del sito, che possono essere molteplici e concomitanti. Noi le abbiamo raggruppate in 4 macro categorie.

I contenuti del sito sono invecchiati… male

Ci rendiamo conto che è un titolo un po’ scherzoso ma quantomai efficace per spiegare una semplice, ineluttabile, verità.
Gli articoli, le pagine e tutte le informazioni riportati su un sito sono anch’essi vittima del passare del tempo.

Contenuti non aggiornati, che riportano informazioni che una volta erano corrette ma magari non lo sono più, perdono valore agli occhi degli utenti e, di conseguenza, degli algoritmi dei motori di ricerca.

Succede così che un articolo che si posizionava tra i primi risultati per una determinata keyword, comincia lentamente a perdere posizioni. Accorgersene in modo tempestivo permette di iniziare a fare le opportune valutazioni e di mettere in atto le soluzioni più appropriate.

Come rimediare all’obsolescenza di un contenuto

Il posizionamento di un sito è la risultante di tanti fattori che vanno presi in considerazione in maniera organica per decidere qual è l’opzione migliore. A seconda delle valutazioni di ogni caso specifico e della “storia” di ogni pagina del sito web ci sono tre possibilità:

1- Rimuovere il contenuto

A volte un articolo è semplicemente troppo superato per essere salvato! Ad esempio tra un anno nessuno cercherà più come impostare Universal Analytics perché dal 1 Luglio sarà sostituito da Google Analytics 4. Tutte quelle pagine che vi porteranno sempre meno traffico andranno semplicemente eliminate. 

Elsa di Frozen - Let it go


Piccolo tip: visto che questi contenuti sono comunque indicizzati sarebbe il caso di impostare redirect appositi, per evitare il lievitare degli errori 404.

2 – Scrivere un nuovo contenuto

In questo caso, a differenza di quello precedente, osserviamo che una determinata keyword continua ad avere un buon volume di ricerca, è la nostra pagina a non performare più come una volta.
Ma se a noi quella chiave di ricerca interessa ancora possiamo decidere di realizzare un nuovo contenuto, che sia più rispondente alle aspettative degli utenti. Tutto ciò senza rimuovere quello più vecchio.

Lo abbiamo fatto anche noi sul nostro blog, quando abbiamo scelto di scrivere un articolo approfondito su un argomento che avevamo già trattato in precedenza. 

3 – Dare una rinfrescata

Ci sono casi a metà tra il “butta via tutto” e il “rifai da 0”, dove sono sufficienti degli interventi di restauro, chiamiamoli così. Possono essere più o meno consistenti e vanno dalla semplice variazione di qualche titolo, alla riscrittura di intere parti di testo o rimaneggiamenti sostanziali della struttura.
Alla fine delle modifiche però quello che otteniamo è un contenuto ri-ottimizzato, più fresco e che mantiene la stessa url che aveva in precedenza. E se si fa bene il lavoro non si dovrebbero vedere ulteriori cali, anzi!

Cannibalizzazione dei contenuti

La cannibalizzazione si verifica quando due contenuti dello stesso sito vengono trovati con la stessa keyword. 
Questo porta alla situazione in cui si rubano traffico a vicenda, o meglio, quello più nuovo dirotta su di se gli utenti, penalizzando quello vecchio.

Leggendo questa descrizione potreste pensare che non sia un problema… “comunque le persone arrivano sul mio sito”.

Purtroppo la questione è più complessa di così. 

In primo luogo l’intento di ricerca potrebbe essere diverso e magari uno dei due contenuti non risponde in maniera adeguata al bisogno del lettore. Che quindi abbandona il sito perché non trova quello che cerca.

Anche per i motori di ricerca trovare sullo stesso sito due risorse per la medesima keyword si traduce in una frammentazione del punteggio di ranking. Google stesso dichiara che sono rarissimi i casi in cui vengono mostrati due risultati dallo stesso sito in prima pagina.

Ma non sono rari i casi in cui chi cura il sito scrive contenuti quasi sovrapponibili per argomento, sfrutta la stessa chiave di ricerca decine di volte e quindi finisce per autosabotarsi. 

Ricordate che la cannibalizzazione ve la create sempre da soli!

Per evitare questa trappola basta mettere in pratica due semplici accortezze:

  • Controllate sempre che sul sito non ci siano pagine che coprono già una determinata keyword. Se avete dei dubbi sul fatto di ripetervi, fate un passo indietro e rileggetevi il paragrafo precedente. 👆
  • Non fate l’errore di pensare che, scrivendo un articolo simile ad un altro che vi porta tante visite, raddoppierete il traffico. Molto più probabilmente succederà il contrario.

Posizionamento del sito che peggiora per “colpa” della concorrenza

Nel caso dell’obsolescenza e della cannibalizzazione dei contenuti  possiamo mettere in atto delle tattiche per evitare l’insorgere del problema. Ma quando abbiamo a che fare con la concorrenza il nostro spazio di manovra si riduce molto. 

D’altra parte anche i vostri competitor vogliono essere primi su Google e si sforzano quotidianamente mettendo in atto varie strategie. Ad esempio producendo contenuti di qualità o, banalmente, facendosi pubblicità online.

Tutte le aziende che vendono attraverso un sito hanno una strategia di digital marketing e sempre più imprese hanno dato il via ad attività SEO continuative. 

Detto in parole povere, non potete prendervela con la concorrenza se fa le stesse cose che state facendo voi, ma con risultati migliori.

È possibile accorgersi che un’azienda concorrente ci sta togliendo traffico o posizioni?

Sicuramente sì.
Non possiamo sapere con precisione cosa stanno facendo (a meno di infiltrare una talpa) ma, usando appositi strumenti e con un monitoraggio costante, potremmo riuscire a individuare una correlazione tra un calo delle nostre performance ed alcune attività intraprese dai concorrenti.

Magari hanno lanciato un nuovo sito, oppure avviato una massiccia campagna di sponsorizzazioni o ancora stanno lavorando in modo differente sulla SEO. Così come sono diverse le azioni fatte dai competitors sono diverse le riposte che noi possiamo mettere in atto.

Cosa fare per tenere a bada la concorrenza?

Innanzitutto bisogna capire se siamo di fronte ad attività di marketing di lungo o di breve periodo.
Questo fa un’enorme differenza anche solo per decidere SE è il caso di fare qualcosa.

Mettiamo il caso che l’azienda concorrente abbia deciso di fare una campagna pubblicitaria massiccia della durata di un mese. È probabile che alla fine della stessa la situazione si riassesti su livelli simili ai precedenti. Non ha senso cercare di tenere il passo a tutti i costi, piuttosto meglio mantenere il sangue freddo e attenersi alle strategie già decise.

Fare guerra dei prezzi o a colpi di adv non è quasi mai una buona idea!

È diverso il caso in cui ci rendiamo conto che sono state intraprese attività sul lungo termine che pian piano ci stanno penalizzando.
Se il concorrente ha alzato lo standard qualitativo dei propri contenuti allora dobbiamo cominciare a pensare di adeguarci.

L’algoritmo che danneggia il posizionamento del sito

Ecco un’altra situazione su cui non possiamo avere il controllo completo.

È risaputo che Google & company sono soliti rilasciare aggiornamenti continui, non diciamo a ritmo quotidiano, ma quasi.
Alcuni sono più corposi e vengono annunciati con largo anticipo; la maggior parte però sono piccoli aggiustamenti di cui magari nemmeno ci si accorge, nell’immediato.

Tutti gli aggiornamenti degli algoritmi, grandi o piccoli, impattano sul ranking dei siti web. Non possiamo farci nulla e di certo non possiamo impedire alle piattaforme di portare avanti il loro sviluppo.

Grafico impatto aggiornamento google su posizionamento del sito


La cosa migliore che si può fare in generale è di essere il più aggiornati possibile

Questo permette di prepararsi adeguatamente in vista di un update, qualora sia stato annunciato, ma anche di non andare nel panico se si verifica una variazione improvvisa del ranking.
Le fasi di rilascio degli aggiornamenti normalmente dura qualche settimana e in quel periodo è normale vedere delle fluttuazioni anche piuttosto marcate del posizionamento del sito.

A volte il calo di performance si risolve da solo alla fine del rollout.
Se però dopo qualche mese da un aggiornamento i dati vi dicono che continuate a perdere posizioni, vuol dire che dovete porre rimedio. Analizzate le novità introdotte dall’update e cercate di lavorare per rendere il sito nuovamente “compliant” (che tanto Google indietro NON torna).

Vogliamo concludere questo articolo con le due parole chiave che abbiamo ripetuto varie volte: monitoraggio e calma.
Questi sono i due capisaldi da tenere sempre presente quando vi trovate ad affrontare un peggioramento delle performance.
Gli unici che vi permetteranno di superare, quasi indenni, gli scossoni che la SERP riserva sempre.

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