Clubhouse è il social network del momento di cui tutti parlano, diverso da tutti gli altri e che mette al centro della user experience i contenuti audio.
Aaaah, che bello potersi liberare dal giogo dell’immagine perfetta e degli hashtag accattivanti.
Che meraviglia potersi esprimere come persone e professionisti, fornendo ed ottenendo contenuti di valore effettivo per noi.
COME NASCE CLUBHOUSE?
In piena prima pandemia, a Marzo 2020 circa, Paul Davison e Roan Seth, imprenditori ed ex dipendenti di Google, creano questa app per IOS che due mesi dopo riceve 12 milioni di dollari di finanziamento da A16Z (per chi non lo sapesse la Andreessen e Horowitz è una delle società di Venture Capital più famose al mondo).
Va da se che, l’ingresso in società di A16Z permette a Clubhouse di investire “a lot of money” su un lancio in grande stile negli Stati Uniti. Vengono coinvolti personaggi del calibro di Oprah, Drake e Chris Rock scatenando un grande interesse da parte della comunità afro americana e non solo. Una delle peculiarità di questo social network è che vi si può accedere solo su invito.
Se sommiamo il fattore esclusività alla campagna di lancio messa in atto otteniamo UN HYPE PAZZESCO (quello che stiamo vedendo in questi giorni).
A Gennaio, con poco più di 2 milioni di utenti attivi a settimana, Clubhouse riceve un altro investimento da 100 milioni di dollari, che porta il valore della società alla cifra sbalorditiva di 1 miliardo di dollari (un bel guadagno per A16Z!!).
COME FUNZIONA CLUBHOUSE?
Per chi di voi è abbastanza vecchio grande per ricordarselo, clubhouse si presenta come una versione di IRC con solo audio e con meno funzioni.
All’interno della piattaforma si trovano numerose “stanze” tematiche, alcune ad accesso libero altre private.
Il numero massimo di partecipanti ammessi in una room è di 5000 e sono presenti uno o più moderatori, che decidono a chi dare la parola.
Se state pensando che Clubhouse è come un Whatsapp di soli messaggi vocali vi state sbagliando perché gli interventi sono in diretta e non possono essere registrati.
Se credete di entrare in una room e dare sfoggio (o sfogo) delle vostre conoscenze, opinioni, frustrazioni come più vi pare e piace vi state sbagliando di nuovo. Senza l’approvazione del moderatore non avete speranza di avere facoltà di parola.
Al momento non è possibile caricare file di alcun tipo (foto, video, pdf etc) e, al termine dell’evento, la stanza viene chiusa e il suo contenuto eliminato.
Questo fa di Clubhouse un social effimero, un po’ come era all’inizio Snapchat, e rende tutti i contenuti al suo interno “volatili” e non fruibili in un secondo momento, con tutte le implicazioni positive e negative del caso.
OBBIETTIVI DI CLUBHOUSE
“Clubhouse was designed to be a space for authentic conversation and expression—where people can have fun, learn, make meaningful connections, and share rich experiences with others around the world”.
“Clubhouse è uno spazio in cui esprimersi e conversare liberamente. Un luogo in cui divertirsi, imparare, allacciare relazioni e condividere esperienze di valore con persone in tutto il mondo.”
Come mai una startup con una mission del genere interessa così tanto agli investitori, tanto da ricevere finanziamenti milionari?
Di certo non per questa proposta di valore che poco la differenzia da altri social network o app già presenti sul mercato.
Un altro fattore fondamentale che valutano gli investitori sono le cosiddette traction, ossia gli indicatori di crescita che testimoniano l’interesse del mercato verso un prodotto/servizio. Spesso un indicatore di ottima traction è rappresentato dal numero di download di un’ app o dalla quantità di utenti attivi sulla stessa.
A guardare i dati di Clubhouse a 6 mesi circa dal lancio, l’app è usata da poco più di 2 milioni di utenti, un numero che impallidisce rispetto a giganti come Tik Tok ( che nei primi 6 mesi del 2020 ha guadagnato 50 milioni di utenti solo in USA).
Ovviamente, il fatto che si acceda a Clubhouse solo su invito limita fortemente il numero di iscrizioni.
Comunque abbiamo i nostri dubbi che questo obbiettivo sia prioritario per i creatori di Clubhouse e per gli investitori.
In ultimo parliamo di user experience e tecnologia. L’app è scarna di feature e molto basica, non è innovativa a livello tecnologico e non può essere brevettata. Non può essere quindi questo ultimo aspetto ad aver attirato tanta attenzione.
Molto probabilmente i creatori di Clubhouse hanno ingolosito i finanziatori con qualche altro tipo di promessa e risultato. Quali potrebbero essere?
- Di certo i creatori hanno un curriculum di tutto rispetto nella Silicon Valley. La composizione e competenza del team è uno dei fattori a cui gli investitori danno più importanza.
- Come per tutti i social network, i dati degli utenti rappresentano un vero tesoro. Infatti, nei termini e condizioni di utilizzo si legge che accedendo al servizio (anche solo entrando nella lista di attesa) si presta il consenso all’uso dei dati personali a scopi di marketing da parte di Clubhouse e partner. Contestualmente si da accesso anche alla propria rubrica contatti. In sostanza, in cambio della sola possibilità di entrare, l’utente regala un bel po’ di dati all’applicazione.
PERCHÉ TUTTI VOGLIONO ENTRARE SU CLUBHOUSE?
Questo interrogativo è molto semplice da chiarire. Il successo di questo nuovo social network è sicuramente dovuto ad una campagna di lancio ben riuscita e da una serie di elementi che lo contraddistinguono.
1- La strategia di lancio del social network, di cui abbiamo già parlato sopra, ha coinvolto molti personaggi di spicco negli Stati Uniti. Non ultimo Elon Musk che, guarda i casi della vita, qualche giorno fa è intervenuto in una room organizzata da Andresseen dando un grande endorsement a tutta Clubhouse.
2- Un social d’elite. Chi non vorrebbe entrare a far parte di un social aperto solo ad un ristretto numero di utenti? Non importa partecipare attivamente ma è fondamentale esserci!
3- Il gusto della novità. Come accade sempre più spesso negli ultimi anni, non appena si affaccia sulla scena un nuovo social si assiste ad una vera e propria corsa degli utenti per accaparrarsi i posti in prima fila. Dall’influencer all’azienda, al semplice utente, sembra che tutti vogliano presenziare ogni possibile piattaforma esistente.
POTENZIALITÀ
Utente comune
Navigando all’interno della piattaforma è possibile trovare le room più disparate, da quelle dedicate alle serie tv a quelle focalizzate sul mondo delle startup innovative. Chiunque può trovare contenuti di valore e fare networking.
Aziende
Siamo ancora nelle fasi iniziali di questo nuovo social. Non sappiamo ancora se e quando certe funzionalità verranno implementate (per ora la possibilità di fare adv non è contemplata). Così come vale per tutte le piattaforme di questo tipo, il primo passo da fare è capire se il target dell’azienda si trova sul social. In caso di risposta affermativa, va ideata una strategia, individuate eventuali figure con cui collaborare e stabilito un budget preciso. Al momento si potrebbe sfruttare Clubhouse per fare brand awareness, magari aprendo room tematiche o ospitando opinion leaders del proprio settore.
Creators
Chi produce contenuti potrà presto monetizzare attraverso un programma realizzato ad hoc. Non sappiamo ancora come funzionerà ma è probabile che gli utenti dovranno pagare un ticket per accedere ad una determinata room. Si parla anche di abbonamenti o tips (un po’ come succede su Twitch).
CRITICITÀ
Come è normale per un prodotto nuovo sul mercato, accanto alle tante potenzialità e possibilità offerte agli utenti, esistono anche dei limiti e delle problematiche che già adesso si sono palesati.
1- Moderazione e HateSpeech
Le conversazioni nelle room di Clubhouse si svolgono in diretta, con dei moderatori che scelgono di volta in volta gli speaker sulla base delle proprie preferenze. Finché il numero di partecipanti è relativamente basso o finché il moderatore conosce i presenti è facile tenere tutto sotto controllo.Ma che succede in una room di 1000 persone in cui chi modera non ha idea di chi ha davanti? Non c’è modo di sapere cosa dirà uno speaker e si rischia che il moderatore tenda a far parlare solo utenti di cui si fida. Sebbene Clubhouse nelle sue linee guida parli di segnalazioni di comportamenti scorretti, controlli durante le discussioni ed espulsione dalla community, abbiamo forti dubbi che siano deterrenti sufficienti.
2- Netiquette
Il rispetto delle regole civili (leggi, non parlare contemporaneamente ad altri) è fondamentale per la riuscita ed il funzionamento della room. Con l’aumentare degli iscritti e dei presenti nelle stanze, che sgomitano per dire la loro, è fisiologico che sarà sempre più difficile mantenere l’ordine.
3- Broadcast più che Social
Per come si configura attualmente Clubhouse, per gli ascoltatori non è facile interagire attivamente nella conversazione. Non ci sono reaction, non c’è possibilità di commentare e si può solo “alzare la mano” nella speranza che ci venga concessa la parola. In una room di 1000 utenti, la possibilità che il moderatore dia la parola ad uno sconosciuto tra i tanti non è molto alta. Si rischia quindi di essere solo ascoltatori e mai contributori.
4- Solo in diretta
Tutte le conversazioni nelle room sono in diretta, non possono essere registrate o fruite in un secondo momento. Non è nemmeno possibile riascoltare tutto ciò che è stato detto prima di entrare nella room. Ciò significa che rischiamo di perdere parti importanti ogni volta che dobbiamo interrompere l’ascolto (ad esempio se riceviamo una telefonata o incontriamo un amico per strada).
SCENARI FUTURI
Il futuro di Clubhouse è incerto, così come lo era quello del neonato Facebook, ai suoi esordi.
Questo social network si è presentato con una serie di promesse implicite ed esplicite: effimero, intimità, autenticità, focus solo sul contenuto di valore, esclusività.
Se vuole mantenere queste promesse rimarrà un network di nicchia con un numero limitato di utenti e quindi di dati. Se invece l’obbiettivo dei creatori è crescere, bisognerà abbandonare certe premesse e adottare le logiche tipiche di tutti gli altri social.
Snapchat, nato come social effimero, ha ceduto ben presto alle stories, ai filtri e alle registrazioni, così come Twitter, nato come social testuale ha aperto a foto, video, audio etc.
Un social che richiede così tanto tempo ed impegno ha trovato terreno fertile in un periodo di lockdown in cui le attività all’aperto sono più limitate e le persone hanno più tempo libero. Sopravvivrà al ritorno ad una vita “normale”? Chi ascolterà due ore di diretta in pieno orario lavorativo in ufficio?
Al netto di queste considerazioni non proprio rosee c’è da dire che il team alle spalle del progetto è competente, ha conoscenze e un buon supporto finanziario.
Come si dice sempre, ai posteri l’ardua sentenza.
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